La Sila sorprende da subito, perché sorge nel mezzo di una lingua di terra lunga e stretta al centro del Mediterraneo; è una emigrante in una terra di emigranti, un pezzo di Alpi che nel corso di milioni di anni ha percorso un viaggio “al contrario”, scendendo dal nord al sud. Le sue caratteristiche geologiche, unitamente a quelle dovute alla sua posizione geografica, determinano una serie di paesaggi unici a livello europeo, se non addirittura mondiale. Coperta di alberi, e non a caso soprannominata da sempre “Gran Bosco d’Italia”, è stata sfruttata per millenni per la costruzione di navi, case, chiese, sin dai tempi della Magna Grecia, se non da prima ancora.
Il territorio del Parco Nazionale della Sila
Il territorio del Parco Nazionale della Sila è situato nell’ambito del più ampio altopiano silano ed appartiene al sistema montuoso della catena appenninica meridionale. La Sila è un acrocoro a forma di quadrilatero, con il lato più lungo orientato in senso Nord-Sud e il più corto in senso Est-Ovest, confinante a nord con la piana di Sibari, ad ovest con la valle del Crati, a sud con la piana di Lamezia e ad est con le colline del Marchesato.
I rilievi
L’area è caratterizzata da una serie di ampi pianori, che in media superano i 1.300 m di altitudine e dai quali si innalzano numerosi rilievi, i più alti dei quali superano in genere i 1.700 m di quota. Le cime più alte sono distribuite lungo una fascia che segue l’orlo occidentale dell’acrocoro, tra cui Monte Botte Donato, che con i suoi 1.928 m rappresenta la vetta più elevata, Monte Scuro (1.621 m) e Monte Curcio (1.768 m).
Sila Grande, Sila Greca, Sila Piccola
Il territorio viene comunemente suddiviso in Sila Grande, Sila Greca e Sila Piccola, denominazioni che non hanno un preciso significato morfologico, ma derivano da antiche divisioni amministrative. Il nome Sila viene dal latino silva, a dimostrazione della ricchezza di foreste, sin dall’antichità, di questo territorio, che ancora oggi è caratterizzato da estese formazioni forestali costituite in gran parte da pinete di pino laricio e da faggete. Pur avendo subito a partire dall’epoca romana e poi a seguire nel corso dei secoli lo sfruttamento da parte dell’uomo, che ne ha modificato le caratteristiche originarie, le foreste silane costituiscono tuttora un patrimonio naturalistico di grande rilievo e interesse biogeografico e faunistico.
Il clima
Il clima sull’altopiano della Sila è del tipo temperato freddo e rientra nella varietà con estate temperata e siccitosa alle quote meno elevate, che passa gradualmente alla varietà con estate fresca ma spesso piuttosto siccitosa. Nel territorio del Parco la pluviometria e le condizioni termiche mutano in relazione alle variazioni di altitudine e alla esposizione dei versanti.
Le temperature medie annue sono comprese tra 12° e 7° C, quelle del mese più freddo tra 3° e 2° C, quelle del mese più caldo tra 21° e 16° C, con valori medi dei minimi annui rispettivamente di -7° e 13° C. L’escursione media annua è compresa tra 16° e 18° C. La piovosità media annua varia tra 1.000-1.100 mm e 1.400-1.700 mm. Il 60-70% delle precipitazioni è concentrato nel periodo autunnale e invernale, da ottobre a marzo, quando si superano i 100 mm mensili; solo il 7-10% delle precipitazioni si verificano nel periodo estivo. Il periodo di aridità estivo è molto contenuto e varia tra poco più di 2 mesi a meno di un mese.
Geologia del Parco Nazionale della Sila
Sotto il profilo geologico, il massiccio della Sila appartiene all’Arco Calabro-Peloritano, che rappresenta un frammento di catena alpina cretacico-paleogenica sovrascorso sulle unità più interne della catena appenninica Paleozoico, circa 300 milioni di anni fa. In Sila è possibile riscontrare traccia di tre differenti orogenesi, a testimonianza dell’importante ruolo svolto dall’area, per più di 300 Ma, nel processo di costruzione della crosta continentale europea. Nessun altro luogo al mondo ha lo stesso record geologico.
Origini, conformazione e rocce
L’altopiano è infatti formato da scaglie di basamento cristallino ercinico e da complessi filladici paleozoici che si alternano a coltri liguridi ed austroalpine. Si riscontra la prevalenza di rocce di tipo intrusivo (granito, granodioriti, quarzodioriti), soprattutto in prossimità del lago Cecita. Le rocce granitoidi appaiono spesso alterate, trasformate in sabbioni scarsamente cementati (arenizzati) e in alcune zone anche abbastanza fratturate. La permeabilità varia molto in funzione dello stato di alterazione e di fratturazione, andando da mediamente bassa a molto alta nelle zone di maggiore degradazione. In prossimità del lago Cecita e lungo le incisioni vallive dei corsi d’acqua sono riscontrabili depositi continentali più o meno recenti di tipo alluvionale (ghiaia, conglomerati e sabbie di origine fluviale), argille e prodotti di dilavamento derivati dall’alterazione e dal disfacimento delle rocce cristalline e metamorfiche e depositi di tipo lacustre (limi, argille, sabbie). Le cime di alcuni monti, come Botte Donato (1.928 m) e Serra Stella (1.813 m), sono circondate da sedimenti morenici che testimoniano l’azione operata dai ghiacciai fino a circa 10.000 anni fa. Il fianco orientale della Sila decresce regolarmente verso il bacino di Crotone, ed è a volte interessato da un complesso sistema di faglie probabilmente relazionato alla tettonica salina indotta dai diapiri di sale del Messiniano. Il fianco meridionale della Sila è controllato dalla presenza di un sistema di faglie E-W che definisce la fossa di Catanzaro. Verso ovest, il massiccio della Sila scende abbastanza regolarmente verso il bacino del Crati, orientato secondo una direttrice strutturale N-S. Quello del Crati è un bacino estensionale riempito da una successione sedimentaria che va dal Miocene al Pleistocene.
Alcune delle faglie all’interno e lungo i fianchi del massiccio della Sila sono sismogenetiche e testimoniano dell’elevata sismicità dell’area. La storia evolutiva del massiccio della Sila mostra un rapido raffreddamento delle rocce cristalline del basamento tra 35 e 15 milioni di anni fa, come effetto di una distensione crostale e di processi di erosione subaerea. Il successivo sollevamento quaternario della Sila è testimoniato da gradinate di terrazzi fluviali e marini localizzati, rispettivamente, nella valle del Crati e lungo la costa ionica della Calabria. Le velocità di sollevamento relative all’analisi di questi terrazzi sono comprese tra 1 e 0,4 mm/a.
Rilievi e valli
I versanti della Sila sono caratterizzati da un paesaggio costituito da incisioni vallive profonde, strette e dai versanti molto ripidi, alternate a interfluvi ampi e rotondeggianti. Tale paesaggio contrasta fortemente con quello della sommità del massiccio, che presenta una morfologia leggermente ondulata caratterizzata da modesti rilievi e valli ampie, svasate e poco incise. Queste caratteristiche, tipiche di paesaggi sviluppatisi in prossimità del livello del mare e in condizioni di stabilità del livello di base, contrastano con la quota a cui si trova attualmente la sommità del massiccio silano.
Tale morfologia è stata interpretata come eredità di un antico paesaggio (paesaggio relitto o paleo-paesaggio) formatosi prima del tardo Pleistocene inferiore, ossia prima dell’aumento del tasso di sollevamento che caratterizza il Pleistocene medio e superiore. Infatti, i fiumi stanno incidendo profondamente i versanti del massiccio silano proprio in risposta a questo sollevamento recente, ma nella loro azione erosiva regressiva non hanno ancora raggiunto il paesaggio relitto. Le strutture geologiche affioranti nell’area del Parco Nazionale della Sila sono il punto di comparsa di tre diverse orogenesi coincidenti nello stesso sito:
falde dalla crosta continentale ercinica (orogenesi ercinica: 330-300 Ma)
falde dall’orogenesi eo-alpina e meso-alpina (orogenesi alpina: 100-40 Ma)
falde dal corso dell’orogenesi appenninica (orogenesi appenninica: 25-0 Ma)
Questa straordinaria storia geologica ha fatto della Sila un luogo particolarmente ricco e significativo dal punto di vista dell’evoluzione di molte specie di importanza internazionale e degli habitat cui esse sono legate. In particolare, il suo ruolo di ‘rifugio’ di specie durante le glaciazioni, dovuto all’isolamento geografico, specie che poi sono tornate a popolare altri territori settentrionali, ha fatto della Sila un importante ‘serbatoio di biodiversità’ per aree molto più vaste e lontane. L’aver ospitato processi microclimatici e macroclimatici unici spiega come sia oggi un hotspot nel Mediterraneo e come qui si rinvengano tutt’oggi specie con altissima diversità genetica all’interno delle rispettive popolazioni locali.
La biodiversità
A comporre l’altipiano è una pluralità di paesaggi a carattere prevalentemente alluvionale e vallivo, con andamenti collinari, spesso a terrazze o estesamente pianeggiante, che si espandono per circa 74.000 ettari, nei quali svettano anche cime che raggiungono i quasi 2000 m, come quelli di Botte Donato, Monte Nero, Volpintesta, Gariglione e Femminamorta.