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Gli Uccelli

Nel Parco Nazionale della Sila è stata accertata la presenza di 113 specie di uccelli. Grazie alla disponibilità di diversi habitat (foreste, prati, pascoli, zone umide, ecc) e alla presenza di vaste estensioni di boschi maturi e ben conservati, esistono molte comunità di uccelli ricche e differenziate.
In particolare, i territori del Parco della Sila ospitano 13 specie di uccelli incluse nell’Allegato 1 della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) e 32 considerate specie europee di interesse conservazionistico.

Il picchio

Tra le specie di uccelli nidificanti di importanza conservazionistica il picchio nero (Dryocopus martius) (foto sotto) è probabilmente quella più interessante nella zona per la sua importanza biogeografica.
Questo picchio ha una distribuzione disgiunta in Italia, con due sottopopolazioni: una che vive sulle Alpi e sull’Appennino settentrionale e l’altra nell’Appennino meridionale. La prima, strettamente collegata alle popolazioni europee, mostra un buono stato di conservazione ed è localmente in espansione. La seconda è formata da nuclei localizzati in Appennino meridionale.
Questa popolazione meridionale non appare in espansione ed è apparentemente più minacciata a causa di intense utilizzazioni forestali che distruggono il suo habitat. Dati molto preliminari (solo 3 esemplari per la popolazione del sud) sembrano indicare differenze genetiche tra gli uccelli delle Alpi e dell’Appennino settentrionale e quelli del Sud Italia evidenziando una possibile divergenza evolutiva tra i due gruppi italiani.
Il Parco Nazionale della Sila ospita complessivamente cinque specie di picchi (picchio nero, picchio rosso maggiore, picchio rosso mezzano, picchio verde e torcicollo). Questo elevato numero di specie di picchi è indicatore di buone condizioni ecologiche delle aree forestali.

I rapaci

Nel Parco sono presenti sei rapaci di interesse conservazionistico: nibbio reale (Milvus milvus); nibbio bruno (Milvus migrans); falco pellegrino (Falco peregrinus); falco pecchiaiolo (Pernis apivorus); biancone (Circaetus gallicus) e gheppio (Falco tinnunculus).
Il nibbio reale, citato nelle categorie della Lista Rossa IUCN nella categoria “quasi minacciato”, nidifica nella parte sud-est del Comune di San Giovanni in Fiore, a circa 700 m di altitudine, ai margini del Parco Nazionale della Sila. Per il congenere Nibbio bruno, è rilevante che due individui svernanti sono stati osservati ai confini tra San Giovanni e Caccuri nell’inverno 2014. I casi di svernamento di questo rapace sono molto rari in Italia, alcune coppie di Nibbio bruno vivono nella valle del fiume Neto tra Caccuri – Cotronei e San Giovanni in Fiore e nella zona di Castelsilano.

Altri uccelli

Tra le specie che prediligono habitat aperti incluse nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE, la Tottavilla (Lullula arborea) e l’Averla piccola (Lanius collurio) sono diffuse nel Parco. Tra le specie di ambienti aperti, lo strillozzo mostra una densità medio-alta e lo si trova ad un’altitudine di nidificazione inusuale (1.564 m).
In Sila esistono altre specie con corologia euroasiatica o oloartica: lo stiaccino (Saxicola rubetra); il regolo (Regulus regulus); il crociere (Loxia curvirostra) e il lucherino (Carduelis spinus), tutte al limite meridionale del loro areale europeo, presenti con popolazioni isolate o scarsamente collegate ai loro centri principali di diffusione continentale.
Di queste quattro specie, solo lo stiaccino vive in habitat aperti, le altre tre sono specie forestali. Il regolo nidifica sulle Alpi e, più scarsamente, in Appennino dove manca in diversi settori meridionali e settentrionali; in Calabria è localizzato in Sila e in Aspromonte. Il crociere nidifica sulle Alpi e, in modo più localizzato, sul Carso e sull’Appennino settentrionale e centrale; le sue popolazioni in Sicilia (Etna) e presumibilmente quelle della Calabria (Sila, Aspromonte) dovrebbero essere incluse tra le popolazioni relitte tipiche dei boschi di conifere delle regioni mediterranee. Il lucherino nidifica sulle Alpi e, con popolazioni isolate, in Calabria e Sicilia; localizzato e raro nell’Appennino settentrionale e centrale, e occasionale, o senza recente conferma, in altre regioni del Centro e Sud Italia (Marche, Umbria, Molise, Campania, Puglia, Sardegna).

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