Il Parco Nazionale della Sila è un Parco soprattutto montano, in cui i boschi occupano l’81% della superficie totale, mentre i pascoli interessano il 4% della superficie totale. È caratterizzato dalla presenza massiccia del faggio (35% della superficie a bosco) che interessa prevalentemente le aree più in quota e dalle pinete di pino laricio (43% dei boschi) nelle vaste aree pianeggianti o in leggero pendio che contraddistinguono l’altopiano. In Sila Piccola particolarmente importanti dal punto di vista storico-culturale e vegetazionale sono i boschi misti faggio-abete di Monte Gariglione e Monte Femminamorta. In Sila Greca assumono rilevanza i popolamenti di querce (soprattutto cerro e farnetto), localmente misti con aceri e frassini e altre latifoglie. Nella presila di Catanzaro, dove il territorio del Parco scende a quote modeste, si hanno cedui e castagneti da frutto, soprassuoli di leccio, localmente misto a sughera e rimboschimenti di pini mediterranei. Tipici di tutta l’area del Parco sono anche i pioppeti di tremolo, soprattutto nelle zone percorse da incendi, e le formazioni di ontano nero lungo i corsi d’acqua.
Specie endemiche
Gli studi disponibili consentono di stimare la flora dell’altopiano silano in circa 1.200 taxa tra specie e sottospecie, appartenenti a 440 generi e 90 famiglie. In Sila si rinviene quasi la metà della flora presente nella Regione Calabria, stimata in 2.629 entità. Questo dato evidenzia la elevata ricchezza floristica di questi territori dovuta alla diversità di habitat e alle peculiari vicende paleogeografiche e paleoclimatiche che hanno interessato l’altopiano silano. Tra le specie presenti si registra un’abbondanza di elementi mediterranei (circa il 30%), seguiti dalle specie eurasiatiche (23,2%). Significativa per un territorio al centro del mediterraneo è la presenza di specie settentrionali (17%) ed europee (10,3%). I taxa endemici, tra specie e sottospecie, sono oltre 90 e rappresentano l’8% della flora totale, una percentuale paragonabile a quella degli altri sistemi montuosi dell’Italia meridionale. Dal punto di vista floristico la Sila è considerata dagli studiosi del settore come una delle aree dell’Appennino meridionale dove più alto è il tasso di endemismo. Tra gli endemiti della Sila un posto di rilievo spetta al pino laricio o pino nero di Calabria, Pinus nigra subsp. calabrica, che caratterizza gran parte dei boschi silani.
Specie rare
Il patrimonio di pregio della flora di un territorio è rappresentato, oltre che dalle specie endemiche, da quelle al limite di areale (presenti spesso con popolazioni estremamente isolate dal resto dell’areale principale) e più in generale da quelle rare e localizzate. Sono queste le specie che contribuiscono a caratterizzare un’area sotto il profilo floristico e fitogeografico e ne esprimono l’importanza e il valore naturalistico: nel territorio silano questo contingente ammonta a ben 89 taxa.
Sotto il profilo fitogeografico la vegetazione della Sila è molto singolare perché caratterizzata da sintaxa endemici, o al limite di areale, che riflettono le specificità paleogeografiche e paleoclimatiche di questo territorio. Queste fitocenosi sono rifugio per una ricca flora endemica. Dal punto di vista forestale, la Sila è caratterizzata da pinete di pino laricio, da boschi misti pino laricio-faggio e, su superfici più limitate, da popolamenti di faggio. Le aree poste a quote tra 801 e 1200 m (22%) sono contraddistinte prevalentemente da rimboschimenti di pino laricio, da formazioni di querce mesofile e, subordinatamente, da cedui di castagno. Le zone che si trovano tra 1601 e 2000 m (10% della superficie complessiva) sono interessate essenzialmente da faggete, localmente miste ad abete. Quelle poste a quote inferiori a 801 m rappresentano appena il 2% della superficie complessiva e caratterizzano alcune zone della fascia presilana: sono dominate da cedui di castagno e di querce mesofile e, su piccole superfici, da cedui di querce sempreverdi.
Sull’altopiano sono meno diffuse le formazioni arbustive, che costituiscono uno stadio della serie dinamica dei boschi di faggio e pino laricio. Si tratta di formazioni arbustive legate ad un bioclima temperato, che colonizzano rapidamente gli ex coltivi e i pascoli non utilizzati. Essi inoltre formano il mantello forestale dei boschi di latifoglie (querce e faggi). In questi cespuglieti sono ospitate anche alcune specie endemiche come Viola messanensis e Polygala alpestris subsp. angelisii e Rosa viscosa. Particolare saliente del paesaggio silano sono le vaste superfici occupate da vegetazione erbacea con un mosaico di pascoli aridi e umidi che si alternano in un complesso mosaico in relazione alla disponibilità idrica e alla profondità dei suoli. Tali pascoli sono una risorsa fondamentale per l’allevamento del bestiame che da secoli viene condotto in modo tradizionale sull’altopiano. I pascoli aridi silani ospitano un ricco contingente di taxa endemici dell’Italia meridionale quali Phleum ambiguum, Bunium petraeum, Hieracium macranthum, Silene sicula, Koeleria splendens subsp. brutia, Petrorhagia saxifraga subsp. gasparrinii, ecc. La vegetazione dei pascoli umidi, frequenti sulle ampie superfici depresse, pianeggianti o quasi, caratteristiche del plateau silano, è di tipo prettamente europeo ed ha qui l’estremo meridionale della sua distribuzione. La notevole disponibilità idrica favorisce una serie di ambienti umidi specializzati che ospitano la diversificata vegetazione igrofila, acquatica e palustre. La vegetazione igrofila nemorale si sviluppa lungo i corsi d’acqua ombreggiati da formazioni forestali quali faggete e ontanete. Essa ospita un ricco contingente di specie d’interesse fitogeografico quali Lereschia thomasii, Chrysosplenium dubium, Chaerophyllum hirsutum subsp. calabricum. Nelle zone acquitrinose con costante ristagno di acqua si rinviene una vegetazione igrofila ad elofite differenziata in varie associazione palustri, mentre a quote superiori ai 1.400 m sono presenti depressioni umide le cui caratteristiche ecologiche favoriscono la formazione di torbiere a sfagni che rappresentano stazioni di rifugio per molte specie a distribuzione settentrionale come Carex stellulata, Potamogeton polygonifolius, Veronica scutellata, Potentilla erecta, Viola palustris. Le sponde della maggior parte dei laghi artificiali presenti nel Parco Nazionale della Sila sono soggette a periodiche fluttuazioni stagionali della linea di costa. In alcuni casi si ha il prosciugamento temporaneo di estese superfici del bacino con l’emersione di suoli alluvionali fangosi e umidi, che sono colonizzati da fitocenosi a terofite igrofile, a cui si accompagnano, a volte, piccole emicriptofite e geofite. In questa vegetazione si localizzano alcune singolari specie igrofile effimere come Limosella aquatica e Schoenoplectus supinus, con popolazioni disgiunte poste al limite meridionale dell’areale. Le fitocenosi sommerse e natanti presenti nei bacini lacustri sono inquadrabili in un’alleanza endemica di Calabria e Sicilia caratterizzata dalla dominanza di rizoelofite a portamento prostrato e da rizofite sommerse quali Alopecurus aequalis, Glyceria spicata e Lytrum portula.
Le origini dell’altopiano della Sila sono da ricondurre ad epoca geologica ben più remota di quella dell’orogenesi appenninica.
Il paesaggio silano è la risultante del particolare ambiente fisico, vario e scarsamente tormentato, sul quale si adatta una diversificata fauna, una complessa vegetazione ed una presenza umana moderata, che costituiscono sistemi interagenti. Si evidenzia una pluralità di paesaggi che vanno dal tipo montano a quello collinare ed a quello pianeggiante suddiviso in alluvionale, vallivo ed a terrazze.
Nel paesaggio forestale, dotato di una elevata biodiversità, si inserisce un patrimonio boschivo, di notevole provvigioni e di considerevole valore ecosistemico, che va di conseguenza adeguatamente salvaguardato e conservato.
Esistono ambiti territoriali marginali, trascurati dai moderni processi di sviluppo, in cui si trovano siti nei quali le risorse e i valori sono stati conservati in una sostanziale integrità.
Gli stessi è necessario che vengano utilizzati, dalle comunità locali, in modo ottimale allo scopo di favorirne il recupero, la stabilità e la durata.
Il paesaggio agrario è più specificamente il risultato di un’interazione tra uomo e ambiente, in continuo divenire soprattutto come conseguenza del variare delle condizioni sociali, ma anche dell’evoluzione della cultura e dei progressi della tecnica agraria.
Il paesaggio agricolo della Sila è stato scarsamente modificato dall’impatto tecnologico e ciò ha evitato che prendessero il sopravvento le esigenze umane sulle caratteristiche che nei secoli l’ambiente naturale aveva conservato.
L’agricoltura silana è ancora, in gran parte, di tipo tradizionale, ed ha saputo conservare gli equilibri e mantenere le sue caratteristiche, evitando erosioni genetiche significative e sostanziali cadute di diversità. Il processo di crescita degli insediamenti umani in ambiti rurali e periurbani è stato moderato nella gran parte dei siti. Occorre comunque tenere sotto controllo gli eventuali eccessi di pressione antropica, regolando le tendenze di trasformazione e di uso del suolo, proteggendo gli ambiti dotati di forte valenza naturalistica ed ambientale e diversificando tempi e modi di godimento. Si dovrà in definitiva tendere a favorire l’integrazione dei processi di sviluppo con le particolari peculiarità di cui sono dotate le aree interessate, sviluppando una confacente progettualità che sia in grado di valorizzare la risorsa paesaggistica della Sila esaltando nel contempo le funzioni di pregio che sono già tenute in debita considerazione. Buoni risultati potranno essere ottenuti con la messa in atto di adeguate politiche di riequilibrio territoriale e di coesione sociale. L’obiettivo è continuare a garantire ai viaggiatori in visita al Parco la possibilità di ammirare ancora un paesaggio in gran parte primitivo, integro, attraente, suggestivo.
Nel Parco sono presenti le più significative specie del comprensorio silano che con le splendide fioriture, principalmente primaverili ed estive, integrano il verde dei pascoli e dei boschi circostanti realizzando una piacevole e rilassante suggestione paesaggistica ed evidenziando l’enorme importanza naturalistica complessiva. In primavera i primi fiori che appaiono sono gli zafferani, i nontiscordardime, le primule, i ciclamini ed una variopinta moltitudine di viole. Con l’avanzare della stagione esplodono le fioriture di varie specie di orchidee, tra le quali si ammira l’orchidea a nido d’uccello, dei ranuncoli, delle anemoni, dei muscari, dei gladioli, dei narcisi, dei nasturzi, dei crochi, degli alissi, dei gigli, dei geum, delle malve, dei miosoti, delle veroniche, del timo, delle campanule, delle verbene, dell’origano, delle mente, della camomilla, dell’anice, ed altre. Tra gli ultimi a fiorire, prima dell’avvento della stagione invernale, sono i colchici; con l’autunno terminate le fioriture, si evidenzia la spettacolare e cangiante colorazione della vegetazione di latifoglie che fa da contrasto allo splendido verde del pino laricio e dell’abete bianco. Trattasi di cenosi singolari favorite dal terreno siliceo e dal clima mediterraneo, reso mite grazie all’influenza dei vicini mar Jonio e Tirreno.
Nel Parco è vietata la raccolta ed il danneggiamento della flora spontanea, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-pastorali e nel rispetto della normativa degli usi civici locali.